I re del Bhutan

 

Matteo Miele

Università degli Studi di Firenze

Center for Southeast Asian Studies, Kyoto University

 

 

 

Una delle tante cose che sorprende il visitatore in Bhutan è la diffusione interminabile di ritratti di monarchi. A cominciare da quello attuale, il giovane Jigme Khesar Namgyel Wangchuck sposato con la regina Jetsun Pema. Negli uffici, nei teatri, negli alberghi, nelle scuole, nell’università, in qualsiasi luogo di incontro, nelle banche, nei negozi, sui muri campeggia una lunga serie di ritratti. Tutti i cinque re, dal 1907 a oggi, hanno diritto ad un posto. Alcuni si ripetono. E non solo sulle pareti. Anche sulle scrivanie, o persino lo sfondo di un desktop del computer e naturalmente, come spilla, sul gho, il vestito tradizionale che gli uomini (quello delle donne si chiama kira), sono tenuti ad indossare quando sono negli uffici pubblici e nei templi buddhisti.I sovrani del Bhutan appartengono a una giovane dinastia dal cognome difficile, Wangchuck. I bhutanesi, con l’eccezione della minoranza nepalese, non hanno un sistema di cognomi. Normalmente hanno due nomi, dati da un monaco buddhista, che non fa differenza tra maschile e femminile. Alcuni hanno addirittura solo un nome. Chi si dedica allo studio della storia e alla politica di queste regioni ritrova tanti omonimi sul suo cammino. Jetsun Pema, ad esempio, è la regina, ma è anche il nome di una sorella del XIV Dalai Lama.

 

Ai reali però la confusione è risparmiata e loro hanno diritto ad un cognome. A partire da Sir Ugyen Wangchuck, il primo re. Sir perché nel 1905 gli venne assegnato l’Order of Indian Empire per la sua mediazione tra inglesi e tibetani. Nel 1907 divenne il primo monarca del paese, cambiando le dinamiche del Sistema duale di potere (Chos srid gnyis), che in Bhutan andava avanti dal Diciassettesimo secolo. In quel periodo il Bhutan era stato unificato dallo Shabdrung Ngawang Namgyal, un lama tibetano. Presto nacque una struttura con un capo politico, il Druk Desi, ed un capo religioso, il Je Khenpo. Quest’ultima carica ha continuato ad esistere anche con la monarchia, ma in una ingegneria delle istituzioni completamente riformata.

 

Dopo Ugyen Wangchuck, gli successe il figlio Jigme Wangchuck, dal 1926 al 1952. Fu lui a legare saldamente il destino del piccolo regno himalayano all’India indipendente, come il padre aveva fatto con il Raj britannico,. Poi fu la volta di Jigme Dorji Wangchuck, sovrano per vent’anni, fino alla morte, in Kenya, nel 1972. Prima di morire riuscì a far ammettere il Bhutan nelle Nazioni Unite (1971) e diede il via a riforme istituzionali che dovevano alleggerire il peso della monarchia, creando un’assemblea parlamentare con il diritto di costringere il monarca finanche ad abdicare.

 

Il quarto re è Jigme Singye Wangchuck, asceso al trono ad appena diciassette anni, dopo la morte del padre. Inventò la “Felicità interna lorda” e proseguì le modernizzazioni e le riforme avviate dal terzo sovrano, avvicinando il Bhutan al mondo contemporaneo. Nel 2003 nacque la Royal University of Bhutan, in cui venivano riuniti college precedenti. Il quarto re è ricordato anche per aver voluto dare al paese una costituzione democratica, promulgata nel 2008. Nello stesso anno fu lui stesso ad incoronare il figlio Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, attuale sovrano, che però era re già dall’abdicazione del padre nel 2006.

 

L’articolo era stato pubblicato su www.ilpost.it . Viene riproposto qui lievemente modificato.

 

 

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