Breve storia
dei dalai lama
Matteo Miele
Università degli Studi di Firenze
Center for Southeast Asian Studies,
Kyoto University
Il Dalai Lama è il capo politico del Tibet
indipendente ed uno dei più alti maestri di una particolare scuola del
buddhismo tibetano, e non il capo di tutto il buddhismo, come spesso sbagliando
si dice: la scuola Gelukpa, ovvero “i virtuosi”. La scuola è la più recente tra
le diverse scuole tibetane, fondata nel XV secolo da Tsongkhapa (1357-1419), un
grande erudito e maestro tibetano. È anche chiamata “Scuola dei berretti
gialli”, dal colore del copricapo che la distingue dalle altre scuole più
antiche (con i berretti rossi). Sul piano strettamente religioso, nel complesso
sistema di “corpi di manifestazione” del buddhismo del Grande Veicolo e del
buddhismo tibetano, il Dalai Lama è considerato un corpo di manifestazione
(sprul sku in tibetano, pronunciato più o meno “trulku”) del Bodhisattva della
Compassione Avalokitesvara.
Il primo Dalai Lama, in realtà, non
era il “Dalai Lama”. Il suo nome era Gendun Drup (1391-1474) ed era un allievo
di Tsongkhapa e – più tardi – eminente maestro a sua volta. Il titolo venne
concesso a Sonam Gyatsho (1543-1588) che si era alleato con un principe
mongolo, Altan Khan. Fu quest’ultimo a chiamarlo “Dalai Lama”, cioè l’unione
della parola tibetana Lama (“Maestro”) con quella mongola Dalai (“Oceano”).
“Oceano” è anche il significato del nome tibetano Gyatso. Il titolo, però,
venne accordato anche alle sue due “incarnazioni” (se si vuole usare una
terminologia approssimativa di stampo occidentale) precedenti: Gendun Drup –
per l’appunto – e Gendun Gyatsho (1475-1543), rispettivamente primo e secondo
Dalai Lama.
Il terzo Dalai Lama non riuscì però a
conquistare l’autorità suprema del Tibet, ma l’alleanza con i mongoli riportava
alla luce un antico legame, conosciuto in tibetano come “choe-yoen” (mchod
yon), che aveva le proprie radici ai tempi dell’Impero mongolo, ovverosia la
relazione tra un sovrano laico buddhista (colui che protegge) e un maestro
religioso (colui che è protetto). Il quarto Dalai Lama nacque nella famiglia di
Altan Khan, ma fu soltanto il quinto Dalai Lama (conosciuto come il Grande
Quinto) Ngawang Lobzang Gyatsho che riuscì a sconfiggere, con l’aiuto dei
mongoli di Gushri Khan, gli avversari politici e religiosi e regnare così sul
Tibet. Era il 1642. Due anni dopo in Cina cadeva la dinastia Ming (cinese han)
e il Mandato Celeste passava alla dinastia Ch’ing, di etnia mancese che, nel
secolo successivo, succederà ai mongoli nel rapporto di “choe-yoen” con il
Dalai Lama. Questo legame rimarrà formalmente in vigore fino all’inizio del
Novecento, anche se in realtà i mancesi non sempre svolsero il loro compito di
protettori del Dalai Lama.
Il caso più eclatante – ma non il solo
– è l’invasione inglese del Tibet tra il 1903 ed il 1904, conosciuta come
Missione Younghusband, quando i britannici, esasperati dall’impossibilità dei
Ch’ing di far rispettare ai tibetani un qualunque accordo stipulato con Londra,
invasero il Tibet. Il problema era che, per i diplomatici e funzionari inglesi
– restii a comprendere l’esistenza di altre realtà giuridiche oltre alla loro –
il rapporto di “choe-yoen” doveva tradursi come “protettorato” e dunque – sempre
secondo gli inglesi – i tibetani dovevano onorare quanto accettato dai mancesi
in sede di accordi internazionali. D’altronde gli inglesi avevano un timore
sconfinato che Tibet, Iran ed Afghanistan, porte e difese dell’India, potessero
finire sotto l’influenza russa. Era l’epoca del “Grande Gioco”, che ormai però
si avviava a conclusione. Per i tibetani, invece, il “choe-yoen” aveva soltanto
un valore religioso e non accettavano alcuna imposizione dai Ch’ing, che in
effetti, a loro volta, non erano in grado di imporre alcunché. Scriveva in
proposito, nel 1894, l’agente politico britannico in Sikkim (piccolo regno
himalayano tra Tibet, Nepal, Bhutan ed India) John Claude White: « The Chinese have no authority whatever
here. The Tibetans will not obey them, and the Chinese are afraid to give any
orders. China is suzerain over Tibet only in name» (la lettera di White è
riportata in Papers relating to Tibet. Presented to both Houses of Parliament
by Command of his Majesty, London, 1904).
Tornando dunque alla Missione
Younghusband, gli inglesi invasero il Tibet ed arrivarono a Lhasa nell’agosto
del 1904, ma il Dalai Lama, il tredicesimo, Tupten Gyatsho, era ormai fuggito
in Mongolia. Da lì si sarebbe poi recato a Pechino per far ritorno a Lhasa solo
alla fine del 1909. Poche settimane dopo, però, dovrà fuggire nuovamente,
questa volta dalle truppe dei Ch’ing che tentavano, negli ultimi mesi di vita
dell’Impero, di controllare il Tibet militarmente. Il tredicesimo Dalai Lama si
era rifugiato così in India. Adesso i britannici erano diventati amici. In
effetti, gli inglesi continueranno a riconoscere l’autonomia tibetana sotto
l’Alta sovranità della Cina (ovvero il “protettorato”, che presuppone la piena
indipendenza sul piano interno e la subordinazione in politica estera) fino al
2008.
Come accennato, alla fine del 1911 la
Rivoluzione Hsin-hai stava per concludere la millenaria storia imperiale in
Cina. Il 1 gennaio 1912 veniva proclamata la Repubblica. Circa un anno dopo il
Dalai Lama rientrerà a Lhasa – di nuovo – e potrà emanare quella che è passata
alla storia come la “Dichiarazione d’indipendenza del Tibet”. Avvierà una serie
di riforme per cominciare a modernizzare il Tibet, ma morirà il 17 dicembre
1933, ad appena cinquantasette anni. Nel 1932 aveva redatto un testamento in
cui spiegava di dover morire a breve per poter tornare in tempo ed essere
pronto per i terribili sconvolgimenti che avrebbero potuto colpire il buddhismo
ed il Tibet. Circa un anno e mezzo dopo la sua morte, il 6 luglio 1935, un
bambino, Lhamo Dondrup, nacque in un piccolo villaggio dell’Amdo (la regione
nord-orientale del Tibet). Sarà lui ad essere proclamato il successore dopo che
aveva riconosciuto – tra le altre prove – un lama travestito da servitore e
preteso il rosario del tredicesimo Dalai Lama. Il suo nome, come Dalai Lama, è
Tenzin Gyatsho. Quel bambino è l’attuale Dalai Lama.Intanto la Cina precipitava
nei conflitti tra nazionalisti e comunisti, sul piano interno, e con i
giapponesi, sul piano internazionale. Al termine della Seconda guerra mondiale
riprenderanno gli scontri interni che condurranno Mao alla vittoria nel 1949.
Il Tibet che – come spiegato – non era mai stato sotto la sovranità cinese, ma
soltanto all’interno del rapporto di “choe-yoen” prima con i mongoli e poi con
i mancesi (mai con i cinesi), verrà invaso negli anni Cinquanta. La Mongolia,
che al momento della fine della dinastia Ch’ing si trovava in una condizione
giuridica internazionale simile al Tibet (nel 1913 i due stati, entrambi
governati da due maestri della Scuola dei berretti gialli, il Dalai Lama in
Tibet ed il Jetsun Dampa in Mongolia, avevano anche firmato un trattato), negli
anni Venti era diventata una repubblica popolare sotto la protezione russa. Per
questo motivo Mao, già sufficientemente isolato a livello internazionale (la
Cina popolare sarà ammessa alle Nazioni Unite solo nel 1971), non si permise di
rivendicare la Mongolia. Il Tibet, però, aveva perso il suo alleato: gli
inglesi nel 1947 avevano dovuto lasciare l’India. Il Dalai Lama, dopo alcuni
tentativi di convivenza con l’occupante cinese, sarà costretto a fuggire – come
nella vita precedente – in India. Da allora non è più potuto tornare nel suo
paese. Nel 1989 ha vinto il Premio Nobel per la Pace.
Vale la pena, in chiusura, citare
anche il più “originale” tra i Dalai Lama, ovvero il sesto Dalai Lama
Tsangyang Gyatsho, ricordato in primo luogo per essere stato un grande
poeta che però, ai canti religiosi, preferiva i canti d’amore (le sue poesie
sono state tradotte in italiano da Erberto Lo Bue). Nato nel 1683, la storia
ufficiale lo vuole deceduto nel 1706 – nel pieno di tragici contrasti interni
ed esterni del Tibet – anche se una commovente biografia segreta (tradotta in
italiano da Enrica Rispoli) racconta di un lungo esilio in Mongolia.
L’articolo era stato pubblicato su www.ilpost.it . Viene riproposto qui lievemente
modificato.
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